Una Muscle Car può anche essere definita un tipo di automobile ad alte prestazioni, di successo soprattutto negli Stati Uniti, che, a differenza delle Hot Rod rappresentanti un prodotto artigianale degli appassionati, era un normale prodotto industriale messo a listino dalle varie case automobilistiche. Una tipica Muscle Car ha motore anteriore (V8), trazione posteriore, 2 portiere, 4 posti, elevata cilindrata; quindi è molto potente, aggressiva e veloce (soprattutto in rettilineo) e ha una linea in genere molto squadrata e brutale; un'altra caratteristica delle Muscle Car è di avere un lungo cofano rispetto alla parte posteriore della vettura. Il termine principalmente si riferisce a modelli americani, australiani, sud africani e italiani caratterizzati da motori di elevata cilindrata prodotti tra il 1964 e il 1978. Le Muscle Car, così definite peraltro solo recentemente visto che durante gli anni di produzione erano semplicemente definite supercar, solitamente appartengono ad una classe di veicoli con carrozzeria coupé a 2 porte, di media grandezza ma equipaggiati con propulsori principalmente V8 e con trazione posteriore.
Chi ha avuto modo di provare un V8 americano degli anni ’60/70, sia esso uno Small-block o un Big-block, si sarà accorto dell’enorme coppia e del basso numero di giri a cui viene raggiunta la potenza massima. La filosofia di fondo non è cambiata, ma il regime di potenza massima è ora molto più elevato. Come è stato possibile tutto ciò, visto che in molti casi si tratta ancora di unità ad aste e bilancieri? I principali parametri di progetto per un progettista GM, Ford e Chrysler sono sempre stati i medesimi: affidabilità, grande coppia disponibile ai bassi regimi, e lungo tutto l’arco di giri, e costi di costruzione e manutenzione bassi. Come hanno lavorato gli ingegneri americani per rendere la distribuzione ad aste e bilancieri dei V8 odierni capace di girare a regimi così elevati. In altre parole, come è stato possibile raggiungere regimi così elevati (anche oltre 10.000 giri/min) ad un prezzo concorrenziale, pur conservando tutto quello che l’utente medio americano esige dal motore montato sulla propria auto? La risposta breve è semplice: ottimizzazione di ogni possibile dettaglio cercando di sfruttare, per dirla all’americana, ogni cfm (cubic feet meter) di aria aspirata e ogni lb (libbra) di combustibile. Ci sono voluti oltre cinquant’anni, un lasso di tempo che è stato sfruttato fino all’ultimo secondo con risultati strepitosi. Esiste una cerchia di persone che considera i V8 americani ad aste e bilancieri dei motori obsoleti. Tutte queste persone si sbagliano alla grande ed il pregiudizio è ancora una volta pieno di opinioni errate che non hanno alcun fondamento tecnico. La realtà dei fatti è che certe soluzioni tecniche vengono abbandonate per ragioni non sempre strettamente tecniche. Lo stato dell’arte dei motori di oggi ci insegna che la soluzione ad aste e bilancieri era bel lungi dall’aver raggiunto il suo massimo sviluppo. Se qualcuno nutrisse ancora qualche dubbio, lo si invita ad interessarsi con occhio critico e senza preconcetti al mondo delle auto americane senza fare distinzione tra settore delle competizioni e veicoli per uso turistico. Scoprirete un mondo senza fine che vi appassionerà sempre più.
Nonostante il motore Small-block sia di cilindrata inferiore rispetto agli equivalenti Big-block, un motore di questo tipo può essere migliorato per ottenere un notevole incremento di potenza. Inoltre solitamente i motori Small-block sono tecnologicamente più avanzati dei loro corrispettivi Big-block, oltre ad essere più piccoli e leggeri. Per questo motivo sono spesso preferiti per le applicazioni sportive o per le gare.
Famiglia di motori V8 che hanno una cilindrata inferiore a 6,6 litri (400 in³)
Famiglia di motori V8 che hanno una cilindrata superiore a 6,6 litri (400 in³)
Sequenza di scoppio motore V8 " 1 8 4 3 6 5 7 2 "
bancata di sinistra 1 3 5 7 bancata di destra 2 4 6 8
la definizione HEMI prende spunto dalla particolare forma della camera di scoppio, camere emisferiche, ovvero con il cielo del pistone piatto e camera di scoppio a forma semisferica si riesce così ad avere una migliore efficienza dal motore. Uno dei costruttori ad aver adottato questo particolare fu l’americana Mopar.
Cubic Inc (C.I.) | Centrimetri Cubici (C.C.) | Marca |
215 | 3.524 | Buick, Pontiac |
216 | 3.548 | Chevrolet |
217 | 3.557 | Chevrolet |
221 | 3.621 | Ford |
224 | 3.671 | Studebaker |
225 | 3.688 | Chraysler |
228 | 3.737 | Chevrolet |
231 | 3.786 | Buick |
235 | 3.859 | Chevrolet |
236 | 3.868 | Chevrolet |
239 | 3.926 | Mercury |
241 | 3.949 | Dodge |
250 | 4.098 | Chevrolet |
259 | 4.245 | Studebaker |
262 | 4.293 | Chevrolet |
265 | 4.342 | Chevrolet |
267 | 4.375 | Chevrolet |
270 | 4.424 | Dodge |
276 | 4.522 | De Soto |
283 | 4.638 | Chevrolet |
291 | 4.768 | De Soto |
292 | 4.786 | Chevrolet |
300 | 4.923 | Buick |
301 | 4.633 | Pontiac |
302 | 4.959 | Chevrolet, Ford |
304 | 4.983 | Amc |
305 | 5.000 | Chevrolet |
307 | 5.025 | Chevrolet |
315 | 5.161 | Dodge |
317 | 5.204 | Lincoln |
318 | 5.212 | Plymouth |
320 | 5.248 | Buick |
322 | 5.278 | Buick |
324 | 5.310 | Oldsmobile, Chraysler |
325 | 5.325 | Dodge |
327 | 5.354 | Chevrolet |
330 | 5.407 | De Soto |
331 | 5.437 | Chraysler |
337 | 5.500 | Lincoln |
340 | 5.573 | Dodge, Plymouth, Buick |
341 | 5.588 | De Soto |
343 | 5.622 | Amc |
345 | 5.653 | De Soto |
348 | 5.704 | Chevrolet |
350 | 5.737 | Oldsmobile, Plymounth, Pontiac, Chevrolet, Buick |
351 | 5.753 | Ford |
354 | 5.801 | Chraysler |
360 | 5.896 | Amc |
364 | 5.966 | Buick |
365 | 5.982 | Cadillac |
368 | 6.031 | Lincoln |
383 | 6.272 | Dodge, Plymouth |
389 | 6.376 | Pontiac |
390 | 6.392 | Amc, Cadillac |
392 | 6.425 | Chraysler |
396 | 6.490 | Chevrolet |
400 | 6.565 | Pontiac, Buick, Chevrolet |
401 | 6.572 | Buick |
402 | 6.589 | Chevrolet |
403 | 6.605 | Oldsmobile, Pontiac |
409 | 6.704 | Chevrolet |
413 | 6.709 | Chraysler |
421 | 6.900 | Pontiac |
425 | 6.966 | Oldsmobile, Buick |
426 | 6.982 | Dodge, Plymouth |
427 | 6.997 |
Ford, Chevrolet |
428 | 7.015 | Ford |
429 | 7.031 | Ford |
430 | 7.048 | Lincoln, Buick |
440 | 7.212 | Dodge |
454 | 7.441 | Chevrolet |
455 | 7.457 | Oldsmobile, Buick |
460 | 7.540 | Lincoln |
502 | 8.226 | Chevrolet |
In virtù di quanto detto sin qui, la maggior parte delle sportive ‘muscolari’ risale ad un preciso periodo storico. Di seguito, riportiamo una lista con i modelli divisi per marchi:
Le muscle car americane anni 70, dopo un periodo di difficoltà, hanno alimentato un revival a metà anni Ottanta. Oggi sono oggetto di culto per collezionisti e appassionati del genere. Per quanto riguarda il mercato italiano, le vere muscle car usate sono piuttosto difficili da reperire; i pochi modelli in vendita costano svariate decine di migliaia di euro.
Non si può rimanere indifferenti davanti a delle auto capaci di sviluppare 12 mila cavalli. 12 mila cavalli per coprire i 305 metri (i Top Fuel non corrono più i 400 metri dopo l’incidente in cui morì Scott Kalitta nel 2008, video QUI, incidente spaventoso) in meno di 4 secondi passando sotto al traguardo a oltre 530 km/h. Passano da 0 a 160km/h in meno di mezzo secondo e superano i 450 orari nei primi 200 metri della corsa. I consumi di carburante sono elevatissimi; vengono bruciati più di 100 litri in circa 10 secondi. Tra una prova di gara e l'altra i motori girano per circa 3 minuti (warm-up, burnout e gara) sono alimentati con una miscela di nitrometano e metanolo. Questo ha un potere calorifico inferiore alla normale benzina, ma permette di avere temperature dell'aria più basse e quindi generare più potenza. Vanno talmente forte che se un treno Frecciarossa passasse ai 300 km/h costanti (ovvero 83 metri al secondo) accanto ad un dragster Top Fuel fermo sulla linea di partenza e quest’ultimo partisse in simultanea con il passaggio del treno, arriverebbe comunque primo al traguardo. La potenza è tale che quando un Top Fuel scatta si genera un micro terremoto del secondo grado della scala Richter e il rumore generato supera i 150Db, roba da diventare sordi per davvero.
La cosa più insensata degli oltre 10 mila cv di un dragster è che questa viene tirata fuori da motori concepiti 50 anni fa. Qua non ci sono le magie ingegneristiche della Formula 1, c’è solo tanta arroganza e meccanica pura. Se infatti state pensando che per ottenere 10 mila e oltre cavalli servano chissà quali tecnologie spaziali siete sulla strada sbagliata: i dragster sono spinti da tradizionali motori V8 Hemi, la cui architettura si può far risalire ai motori Chrysler della serie 426 Elephant, messi in commercio negli anni 1964 – 1971. Dato lo sforzo e l’esagerata potenza dei motori, si dice che al termine di ogni sparo l’albero motore abbia subito una torsione di circa 20° Al termine di ogni run il motore viene completamente smontato in ogni sua parte, rimesso in sesto e rimontato a velocità record, interessante quindi notare che ognuno di questi motori dura circa 900 giri di albero, considerando 250 giri di burnout e circa 540 di gara (per fare questo conto abbiamo considerato il motore a pieni giri con il limitatore impostato da regolamento a 8.400 giri al minuto). Il motore infine è collegato alle ruote attraverso una trasmissione a singola velocità (rapporto massimo consentito 3,2:1, limitato per questioni di sicurezza e per mantenere le velocità basse) e una frizione centrifuga che si chiude non appena dato tutto gas, collegando così motore e ruote e sparando il dragster in avanti con una forza inaudita, si parla di accelerazioni superiori ai 4g.
Le gomme posteriori di un Top Fuel pesano 21 kg l’una, costano circa 917 dollari e durano circa 1,5 miglia prima di doverle buttare via. Sono imbullonate al cerchio (da 16″) perché altrimenti questo girerebbe a vuoto dentro la gomma e vengono gonfiate ad una pressione Minima di 0,4 atmosfere (di solito si arriva a 0.6). La pressione mantenuta così bassa fa sì che le gomme siano completamente “vive” e partecipi all’azione della “macchina”: appena scatta il verde e il motore scarica su di loro la sua cattiveria, queste si acquattano aumentando la superficie di contatto migliorando così il grip. Ma mano che poi l’auto accelera lungo la strip, la forza centrifuga le fa espandere fino ad un diametro massimo di 38″, diminuendo così l’attrito e al contempo allungando il rapporto finale e migliorando la velocità di punta.